La festa, o più esattamente la solennità, dei Ss. Pietro e Paolo è una delle più antiche e più solenni dell’anno liturgico. Essa venne inserita nel santorale ben prima della festa del Natale e vi era già nel secolo IV la costumanza di celebrare in questo giorno tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le Mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere nascoste per qualche tempo per sottrarle alle profanazioni. C’è un’eco di quest’abitudine nel fatto che oltre alla Messa del giorno è previsto un formulario per la Messa vespertina della vigilia.
Dopo la Vergine SS. sono proprio S. Pietro e S. Paolo, insieme a S. Giovanni Battista, i santi ricordati più frequentemente e con maggiore solennità nell’anno liturgico: oltre alla festa del 29 giugno ci sono infatti le ricorrenze del 25 gennaio (conversione di S. Paolo), 22 febbraio (cattedra di S. Pietro) e 18 novembre (dedicazione delle basiliche dei Ss. Pietro e Paolo).
Per lungo tempo si ritenne che il 29 giugno fosse il giorno nel quale, nell’anno 67, S. Pietro sul colle Vaticano e S. Paolo nella località ora denominata Tre Fontane testimoniarono la loro fedeltà a Cristo con l’effusione del sangue. In realtà, anche se il fatto del martirio è un dato storico inoppugnabile, ed è inoltre storicamente garantito che esso avvenne a Roma durante la persecuzione neroniana, è incerto non solo il giorno, ma persino l’anno della morte dei due apostoli. Mentre infatti per S. Paolo vi è una certa concordanza di testimonianze antiche per l’anno 67, per S. Pietro vi sono pareri discordi, e gli studiosi sembrano preferire ora il 64, l’anno in cui, come attesta anche lo storico pagano Tacito, “un’ingente moltitudine” di cristiani perì nella persecuzione seguita all’incendio di Roma.
Sembra poi che la festa del 29 giugno sia stata la “cristianizzazione” di una ricorrenza pagana che esaltava la figura di Romolo e Remo, i due mitici fondatori della Città Eterna. S. Pietro e S. Paolo, infatti, pur non essendo stati i primi a portare la fede a Roma, sono realmente i “fondatori” della Roma cristiana: l’antico inno liturgico “Decora lux aeternitatis” li definiva “Romae parentes”, procreatori di Roma, e uno degli inni del nuovo breviario parla di Roma che, “fundata tali sanguine”, “celsum verticem devotionis extulit”. La parola e il sangue sono il seme con cui i Ss. Pietro e Paolo, uniti a Cristo, hanno generato e generano la Roma cristiana e la Chiesa intera.